Il prossimo 3 dicembre alle ore 10,00 partirà il click-day relativo all’accesso al Voucher Mise 2019 per l’innovazione.
La disciplina del voucher per favorire l’acquisizione di competenze manageriali finalizzate a percorsi di innovazione si inserisce in una serie di interventi legislativi che nel corso del tempo hanno mirato a favorire in generale le imprese, in particolare le microimprese e le PMI, soprattutto se coinvolte in processi di innovazione.
Concentrandoci sulla fattispecie giuridica delle startup innovative, vogliamo in questa sede offrire un rapido excursus sui principali (a nostro giudizio) strumenti messi a disposizione dalla legislazione.
Il legislatore è intervenuto in primis favorendo il profilo dell’accesso al capitale di debito.
Lo strumento della garanzia fornita dal Mediocredito Centrale, soprattutto, ha favorito, l’accesso al capitale di debito, consentendo un allungamento delle scadenze verso forme di indebitamento a medio/lungo capitale durevole.
L’utilizzo di questa garanzia consente alle banche di applicare tassi molto vantaggiosi avvalendosi appunto della garanzia fino all’80% del finanziamento.
Le banche in genere chiedono che il 20% degli impegni finanziati dal chirografario sia coperto da patrimonio netto e fidejussioni personali dei soci.
Sono escluse per legge altre forme di garanzia.
Una ulteriore forma di finanziamento di programmi di investimento e di spese correnti a "tasso 0" con periodo di preammortamento è rappresentata dal programma "Smart & Start", gestito da Invitalia per conto del MISE.
Per iniziative nel Mezzogiorno il 30% dell’intervento è a fondo perduto.
Di particolare rilievo è inoltre il credito d’imposta per ricerca e sviluppo, che per le sue modalità può essere considerato una tipologia di finanziamento del circolante.
Il credito d’imposta è infatti scomputabile dagli F24, una volta che i costi siano stati certificati da un revisore.
Uno dei criteri per qualificare una startup come innovativa è infatti l’impegno a dedicare almeno il 15% del proprio valore della produzione a spese di ricerca e sviluppo.
Ebbene, sull’ incremento di tali spese, rispetto al triennio 2012-2014 (ma dal 2020 il triennio di riferimento sarà 2017-2019) è riconosciuto un credito di imposta misurato in genere al 50% delle spese R&S (costi del personale dedicato alla ricerca, consulenze fornite da centri di ricerca, startup e Pmi innovative).
Misure volte a potenziare tale strumento per le aziende del Mezzogiorno sono in discussione.
Tuttavia, a nostro giudizio, maggiore rilievo assumono gli interventi volti a favorire l’accesso al capitale di rischio.
Sotto questo profilo, tralasciando in questa sede lo strumento del PIR (peraltro oggetto di riflessione perché l’esperienza al momento è solo parzialmente positiva per le PMI in quanto gli investimenti si sono rivolte a società di dimensioni maggiori), è opportuno fare una distinzione a seconda della fase in cui vive l’azienda, distinguendo tra seed-capital, venture capital e private equity
All’inizio della sua esistenza (early stage), il capitale è fornito, oltre che dai fondatori, da altri investitori occasionali o professionali.
In questa fase l’ammontare del capitale richiesto è generalmente inferiore al milione di euro.
Una modalità disciplinata dal legislatore è il cd. equity crowfunding, ossia l’organizzazione di campagne di investimento indirizzate a raccogliere capitali su piattaforme informatiche rivolte ad un pubblico più o meno esteso di investitori, con un taglio minimo di investimenti potenzialmente aperto a molte tasche.
Per interventi più significativi, superiori al milione di euro, dove è necessario uno scale-up dell’iniziativa, intervengono sempre investitori professionali, ossia fondi di venture capital e di private equity.
Vi sono agevolazioni fiscali significative sia ai fini IRPEF (detrazioni) che IRES (deduzioni) per coloro che intervengono nel capitale di start-up e pmi innovative (30% del’investimento entro il limite di 1 milione di investimento per le persone fisiche, 1,8 milioni per società di capitali).
L’avvio e l’esecuzione di questi programmi di intervento richiede l’assistenza di manager specializzati.
In genere,i founders delle start-up sono concentrati sul prodotto/servizio ma trascurano, anche per mancanza di mezzi finanziari, di dotarsi di competenze manageriali in termini di "go to market" e di accesso al mondo dei fornitori di capitali.
In particolare, per accedere al capitale di rischio, occorre sicuramente formalizzare un piano industriale su un orizzonte temporale di almeno 5 anni che, partendo dall’analisi del mercato e della competizione e mediante la SWOT analysis, definisca la strategia commerciale e finanziaria dell’impresa volta al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Nell’ottica di quanto sopra esposto, il legislatore è intervenuto prevedendo come dorsale di innovazione, da comprendere nel voucher per innovation management, l'avvio di percorsi finalizzati alla quotazione su mercati regolamentati o non regolamentati, alla partecipazione al programma Elite, all’apertura del capitale di rischio a investitori indipendenti specializzati nel private equity o nel venture capital, all’utilizzo dei nuovi strumenti di finanza alternativa e digitale quali, a titolo esemplificativo, l’equity crowdfunding, l’invoice financing, l’emissione di minibond.”
I programmi hanno una durata compresa tra i 9 ed i 15 mesi e non possono prescindere all’acquisizione, mediante apposto contratto, di una risorsa specializzata che possa assistere l’impresa non solo nella formulazione del piano d’impresa, ma soprattutto nella sua esecuzione almeno iniziale, che nel caso specifico, sicuramente riguarda anche la fase di assistenza alla negoziazione con le società che gestiscono fondi di venture capital o piattaforme di crow-funding.
Per microimprese e piccole imprese (ossia imprese con meno di 50 dipendenti e fatturato o bilancio non superiore ai 10 milioni di euro), viene rimborsato il 50% del costo sostenuto per l’acquisizione della risorsa manageriale, fino ad un massimo di 40.000 Euro.
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