Alberto: Al contrario di quanto accadde nel 2003 con la SARS, all'epoca vivevo ad Humen nel GuanDong ed ho avuto la necesità di assistenza medica, la Cina ha voluto agire con determinazione nel bloccare l'espandersi dell'epidemina dall'epicentro di WuHan. Tardi, forse. Certamente con determinazione.
Il messaggio che è stato dato a livello mondiale, "Attenzione: Nessuno Paese è Immune", però, non è stato preso in considerazione seriamente. Questo ha causato una dicotomia tra sentimento e ragione che richiederà lunghi anni per riparare al danno.
Purtroppo nessuno è perfetto e, come risultato finale, si vedono adesso due economie (east/west) strettamente collegate ma completamente asimmetriche che procedono a velocità - se non direzione - diverse.
Mentre la Cina oggi ha ripreso le attività interne senza pressochè differenza rispetto al periodo pre-covid (ad eccetto di alcuni settori - i.e. spettacolo) ed ha una crescita del 9-10% rispetto allo stesso periodo del 2019, il resto del mondo sta ancora decidendo sul da farsi.
Nei discorsi da bar, la Cina viene additata come "paese untore" ma in pochi si sono resi veramente conto di cosa si sia voluto evitare:
A gennaio la Cina celebra il Capodanno Cinese. La vera unica festività nazionale che, oltre a dare 2 settimane di vacanze al popolo, dà la possibilità di ritornare a casa a centinaia di milioni di lavoratori. Viaggio che rappresenta la “realizzazione” di un anno di risparmi e, a volte, l’unica vera possibilità di rivedere i proprio genitori. Questo periodo è una vera e propria migrazione di massa che, ogni anno, aumenta per quantità di persone e numero di destinazioni.
In un paese di 1 miliardo e 400 milioni di persone che vogliono tornare a casa, l’impedimento di poter viaggiare e il dover rimanere nelle fabbriche/dormitori dove si trascorre già il 99% del proprio tempo avrebbe costituito un vero e proprio rischio di rivolta nazionale con la certezza che la diffusione del virus sarebbe stata, a quel punto, inevitabile e catastrofica.
Prendendo bene in considerazione le giuste cause, si può capire come, in fondo, si sia scelto il “minore dei mali”.
La diffusione del virus verso i paesi esteri sarebbe avvenuta comunque, ma il danno sarebbe stato maggiore e senza possibilità di risoluzione.
Alberto: In Asia ed in Cina in particolare, una volta confinata l’epidemia e tracciata la modalità di diffusione del virus, le cose sono tornate entro parametri più o meno normali.
La ripresa delle attività produttive è stata lenta, non tanto per la mancanza di domanda, ma soprattutto per mancanza di manodopera. Infatti moltissimi operai hanno avuto difficoltà a tornare al lavoro entro le prime settimane e, fino ad Aprile, la scarsità è stata evidente creando una corsa alla speculazione a livello mondiale.
Da Maggio in poi, comunque, l’emergenza sanitaria in Cina è stata ridotta e le aziende sono tornate a produrre focalizzandosi più sul mercato interno che verso l’export.
In particolar modo bisogna ricordare che la Cina ha un eorme mercato interno che richiede e compra prodotti di alta qualità.
L’altissimo livello di digitalizzazione, inoltre, facilita molto la possibilità di gestire ordini da remoto ed il consumatore Cinese è abituato a richiedere servizio, attenzione e condizioni speciali di prezzo in cambio di quantità e qualità.
Tutto ciò che negli ultimi anni veniva presentato come l’evoluzione del mondo digitale, in Cina è stata l’ennesima conferma di quanto annunciato.
Grazie appunto alla pandemia, sono stati confermati i trend di crescita e l’abilitazione di tutti, ma proprio tutti, i settori merceologici verso l’e-Commerce.
Questo trend si e sviluppato dalle più remote zone agricole del paese ai più alti uffici di consulenza.
Tutti uguali dietro uno schermo. Quella che io chiamo “Economia dello Swipe-up”.
Alberto: Il prodotto interno lordo (PIL) della Cina è cresciuto del 4,9% anno su anno nel terzo trimestre del 2020, più velocemente della crescita del 3,2% nel secondo trimestre, come hanno mostrato lunedì i dati dell'Ufficio nazionale di statistica. In particolar modo, a guidare questa crescita è stato anche il mondo del lusso.
Passato ii "rimbalzo" subito dopo la fine del lockdown, guidato da una voglia di rivincita (ii cosiddetto revenge shopping) e concretizzatosi in code chilometriche e fattura ti record per alcune boutique di lusso, la tendenza all'acquisto nella Repubblica Popolare si e stabilizzata e si conferma in crescita. Anche per i marchi del lusso italiano.
I viaggi si sono concentrati su località prettamente turistiche come l'isola di Hainan dove, durante la Golden week, anche grazie a una recente politica sul tax free le vendite nei mall sono salite di oltre ii 148% a oltre il miliardo di remimbi, quindi circa 130 milioni di euro. I beni più comprati? Beauty e profumi, orologi e gioielli.
Con un mercato così grande ed in costante crescita, sarebbe assurdo non pensare alla Cina come un mercato con cui avere rapporti commerciali.
Alberto: La risposta è intrinseca nella domanda: studiare la trasformazione messa in atto dalla Cina nei modelli produttivi e di consumo negli ultimi 10 anni.
Questo è ciò di cui si occupa la mia MasterClass presso H-Farm dal tema China Business Strategy in partenza oggi e che proseguirà fino a sabato 24 ottobre.
In tre giorni di full immersion porto i partecipanti a capire profondamente la mentalità di business e le strategie di azione del mondo degli affari Cinese per capire le tendenze ed il perchè anche in un periodo di crisi, il mercato Cinese risponde in maniera autarchica e determinante garantendo sicurezza e continuità di mercato al proprio popolo.
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